Bollicine, 100% romagnole con il battesimo di una nuova denominazione, il Romagna Doc Spumante, e la creazione di un marchio condiviso ‘Novebolle’, nato all’interno del Consorzio Tutela Vini di Romagna (oltre 100 cantine socie), il cui disciplinare è già stato approvato dai soci dal Consorzio e attende la firma ufficiale al Ministero.

Una nuova etichetta, ‘Bolé’, nata dall’inedita collaborazione fra i due colossi del vino di Romagna, i gruppi cooperativi Caviro e Terre Cevico, che diventa il primo testimonial di Novebolle e della nuova Doc.

In testa un obiettivo, la valorizzazione dei vitigni tradizionali, cominciando dal Trebbiano di Romagna, nell’ottica della rivalutazione del vitigno maggiormente diffuso sul territorio che conta ben 14.700 ettari di impianti (29,9% della superficie regionale), e con l’occhio attento ai trend dei mercati nazionali e internazionali. Seconda opportunità il Sangiovese (7.000 ettari vitati) per creare un alter ego ai grandi rossi strutturati simbolo della Romagna enoica, con una bollicina vinificata in bianco dal carattere esuberante e dal caratteristico colore ‘buccia di cipolla’.

Tutto questo è la nuova Romagna del vino che si affaccia al palcoscenico veronese ripartendo da un grande progetto pieno forza e energia, con le radici ben salde nella tradizione.

In Romagna di spumantizzazione, infatti, si parlava già fra fine Ottocento e i primi del ‘900, in quel di San Mauro, noto alle cronache per aver dato i natali al grande Giovanni Pascoli. E proprio nella nobile tenuta dei principi Torlonia, un tempo amministrata anche da Ruggero padre del poeta, prese piede all’inizio del secolo un progetto di “champagne romagnolo” che ben presto trovò buona compagnia in numerose aziende agricole, da Imola fino a Cattolica, approfittando di quel clima di festosa effervescenza della Belle Epoque che gettò le basi del turismo sulla Riviera e nel sistema termale della Romagna. Il pedigree delle bollicine romagnole trova cittadinanza nel volume fresco di stampa ‘Champagne e Spumanti di Romagna’ firmato a quattro mani dallo storico Beppe Sangiorgi e da Giordano Zinzani, enologo e presidente del Consorzio Vini di Romagna, dove con una rigorosa ricchezza bibliografica si ripercorrono le tappe della tradizione spumantistica del territorio.

 

Romagna Doc Spumante, il disciplinare

Bianco a Base Trebbiano: uve trebbiano minimo 70%, massimo 90%. Per il restante massimo 30% altre uve bianche ammesse dalla Romagna Doc (Albana, Bombino Bianco, Pinot Bianco, Chardonnay ecc.) più altri vitigni aromatici come Incrocio Manzoni (max 10%) o Famoso (max 5%).

Rosato a Base sangiovese: uve sangiovese minimo 70%, massimo 90%. Per il restante massimo 30% altri vini bianchi e rossi ammessi dalla Romagna Doc, compreso l’autoctono Longanesi.

Il Romagna Doc Spumante può essere prodotto sia attraverso la rifermentazione in bottiglia (Metodo Classico), sia attraverso rifermentazione in autoclave (metodo Martinotti – Charmat). La spumantizzazione può essere effettuata in Romagna, Emilia o regioni limitrofe (Marche, Toscana, Lombardia, Veneto).

Novebolle: è marchio collettivo realizzato per dare identità al progetto. Come recita il regolamento appena approvato dai soci del Consorzio Vini di Romagna, il marchio/logo va apposto obbligatoriamente nella parte frontale dell’etichetta. E’ stata data facoltà di produrre spumanti a marchio Novebolle in attesa della definitiva approvazione del disciplinare in giacenza al Mipaaf dallo scorso 1 marzo.

 

Novebolle: genesi di un marchio
Nove è il numero dei colli romagnoli, ma anche l’inizio di “Novecento”, un periodo in cui la spumantizzazione in Romagna era una storia dalle forti radici e dal vanto internazionale. E l’importanza della storicità nel progetto è stata anche evidenziata nella ricerca di antichi caratteri tipografici originali ed inediti, utilizzati per la composizione spiccatamente liberty del logo e poi attualizzati per restituire un respiro dinamico e contemporaneo all’insieme. Ma soprattutto Nove rappresenta un nuovo concetto di sparkling territoriale, per dare alla Romagna una bollicina identitaria pronta per affrontare il mercato interno e internazionale.

 

Bolè, primo testimonial
In questo contesto nasce Bolé, prima etichetta di Novebolle, che coinvolge, all’interno del Consorzio Vini di Romagna, i due principali gruppi cooperativi romagnoli Caviro e Terre Cevico, rappresentati dai rispettivi Presidenti Carlo Dalmonte e Marco Nannetti, per dar vita a un progetto unitario e coraggioso, innovativo e visionario con l’obiettivo di elevare la reputazione della zona di origine e dei suoi vitigni, creando valore per gli oltre 17.000 mila soci conferitori e per tutta la filiera.

A guidare l’inedita joint venture è stata chiamata Ruenza Santandrea, romagnola, coordinatrice a livello nazionale del comparto vino per l’Aci, l’Alleanza Cooperativa Italiana.

Oggi Bolé – Romagna DOC Spumante – è ufficialmente la prima etichetta di Novebolle, frutto della collaborazione di un team di enologi esperti che hanno felicemente unito in questa linea di spumanti, al momento un Brut e un Extra Dry realizzati con metodo Martinotti-Charmat. I due aspetti cardine del progetto: un approccio contemporaneo che parla il linguaggio della piacevolezza, insieme al desiderio di far emergere un territorio che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni.

Bolé insieme al marchio collettivo Novebolle fa il suo esordio a Vinitaly, con uno stand dedicato, presente allo stand D7 del padiglione dell’Emilia Romagna. Lo spazio tra colori e bollicine si anima di degustazioni, performance artistiche e ospiti dalla Romagna, come il tipografo e la sua antica macchina da stampa che custodisce i caratteri mobili originali di inizio Novecento da cui il marchio Novebolle trae origine e lo staff del Maré di Cesenatico con i suoi prelibati assaggi, insieme al mixologist all’avanguardia del Noble Experiment di Santarcangelo.

Ufficio stampa di Bolè è l’Agenzia PrimaPagina