Cent’anni fa ci furono i “dieci giorni che sconvolsero il mondo”, per usare le parole del giornalista americano John Reed. È quella che è stata battezzata come la Rivoluzione Russa o Rivoluzione di Ottobre (7 novembre per il nostro calendario, avanti di 13 giorni da quello ortodosso). Probabilmente l’evento del secolo scorso con il maggior carico simbolico per le masse lavoratrici di tutto il mondo, per l’utopia dello stato socialista realizzato. Le grandi speranze iniziali, però, col passare degli anni si trasformano nel grande terrore per l’avvento dello stalinismo. Malgrado ciò rimane la portata di un evento di caratura mondiale, rimasto faro per milioni di persone.

Ecco, a un secolo di distanza quale deve essere il giudizio storico su quei fatti? A cercare di dare una risposta c’è il tradizionale Processo del 10 agosto a San Mauro (inizio alle ore 21), uno degli eventi più seguiti dell’estate in Romagna, che quest’anno metterà alla sbarra la Rivoluzione Russa.

Un tema decisamente caldo sul fronte del dibattito storiografico tanto da mobilitare nomi di primo piano del panorama intellettuale italiano: a guidare l’accusa gli storici Marcello Flores (Università di Siena) e Maurizio Ridolfi (Università della Tuscia), alla difesa Luciano Canfora (Università di Bari) insieme al filosofo Diego Fusaro (Università Milano). Presidente del Tribunale Gianfranco Miro Gori.
Lo scenario dell’evento sarà sempre la Torre di pascoliana memoria, luogo dal forte carico simbolico: amministrata da Ruggero Pascoli, padre di Giovanni Pascoli, proprio quest’anno si ricordano i 150 anni dal terribile delitto impunito.
Il verdetto del Processo del 10 agosto sarà emesso dal pubblico presente munito di paletta. L’organizzazione è sempre di Sammauroindustria, associazione pubblico-privato che da diciassette anni promuove questo evento.

Perché processare la Rivoluzione Russa
“La rivoluzione russa, nel bene e nel male, è stato un passaggio cruciale del XX secolo – spiega Miro Gori, fondatore del Processo e Presidente di Sammauroindustria – È stata, per le masse sfruttate, per il proletariato, il momento in cui si realizza, anzi comincia a essere realizzata l’utopia comunista. Un mondo di uguali e liberi. I bolscevichi varano la repubblica dei Soviet: un progetto di democrazia diretta che non ha uguali al mondo. Ma, purtroppo, non passa molto tempo che, com’era accaduto per la Francia, la rivoluzione comincia a divorare i suoi figli. La rivoluzione s’avvia verso lo stalinismo. Ciò nonostante essa rimane per molti decenni un faro per i poveri di tutto il mondo. E ancora oggi pone non poche domande: naufragò tradita dallo stalinismo o le premesse dittatoriali stavano già nella teoria e nella prassi leninista? Fu il punto di stabilità dei movimenti di liberazione e progressisti di tutto il mondo o li incanalò in politiche autoritarie? A queste e ad altre domande cercherà di rispondere il prossimo processo”.

 Un po’ di storia del Processo del 10 agosto
Promosso da Sammauroindustria, il Processo è nato nel 2001 dall’idea di riaprire il caso sull’omicidio del padre del Poeta, Ruggero Pascoli, assassinato in un agguato il 10 agosto del 1867. Da quella prima intuizione si sono susseguiti, il 10 agosto di ogni anno, altri Processi su personaggi che hanno fatto la storia della Romagna (e non solo): il Passatore di Romagna (2002), La cucina romagnola (2003), Mussolini (2004), Mazzini (2005), Secondo Casadei (2006), Garibaldi (2007), Togliatti (2008), Badoglio (2009), il Romagnolo (2010), Cavour (2011), Processo d’Appello Pascoli (2012), Rubicone (2013), Pellegrino Artusi (2014), Il ’68 (2015), Giulio Cesare (2016).
Il Processo a San Mauro Pascoli unisce la scientificità dell’argomentazione alla spettacolarità dell’evento, e proprio per il suo originale carattere di pubblic history è stato al centro di studio di alcuni atenei italiani.

Chi sono i protagonisti del Processo del 10 agosto
Luciano Canfora è professore emerito dell’Università di Bari. Dirige i «Quaderni di storia» e collabora con il «Corriere della Sera». Tra le sue pubblicazioni più recenti ricordiamo: Tucidide e l’impero (Laterza, 2000); L’uso politico dei paradigmi storici (Laterza, 2010); La meravigliosa storia del falso Artemidoro (Sellerio, 2011); Il mondo di Atene (Laterza, 2011); Gramsci in carcere e il fascismo (Salerno, 2012); Spie, URSS, antifascismo. Gramsci 1926-1937 (Salerno, 2012); Intervista sul potere (Laterza, 2013); La guerra civile ateniese (Rizzoli, 2013); La trappola. Il vero volto del maggioritario (Sellerio, 2013); La crisi dell’utopia. Aristofane contro Platone (Laterza, 2014); Gli antichi ci riguardano (il Mulino, 2014); La maschera democratica dell’oligarchia (dialogo con Zagrebelsky, Laterza 2014); Augusto. Figlio di dio (Laterza 2015); Tucidide. La menzogna, la colpa, l’esilio (Laterza 2016), “Cleofonte deve morire. Teatro politico in Aristofane” (Laterza 2017), Pensare la rivoluzione russa (Stilo 2017).

Marcello Flores ha insegnato Storia comparata all’Università di Siena, dove ha diretto il Master europeo in Human Rights and Genocide Studies, e nell’Università di Trieste.
Ha compiuto soggiorni di studio e insegnamento a Berkeley, Cambridge, Parigi, Mosca, Varsavia dove è stato addetto culturale presso l’Ambasciata d’Italia.
Ha organizzato i convegni: “Il mito dell’Urss. La cultura occidentale e l’Unione Sovietica”, Cortona, 1989; “L’esperienza totalitaria nel XX secolo”, Siena, 1997; “Storia, Verità, Giustizia: i crimini del XX secolo”, Siena, 2000. Nello stesso anno ha organizzato la prima mostra internazionale sul “GULag. Il sistema dei lager in Urss” per il Comune di Milano. Fa parte del Comitato scientifico e del Comitato editoriale di “Storia della Shoah”. E’ direttore scientifico dell’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia.
I suoi ultimi libri sono: La forza del mito. La rivoluzione russa e il miraggio del socialismo (Feltrinelli 2017); Il secolo del tradimento: da Mata Hari a Snowden 1914-2014 (Mulino 2017).

Diego Fusaro insegna filosofia allo IASSP di Milano (Istituto Alti Studi Strategici e Politici). Tra i suoi libri piú fortunati ricordiamo: Bentornato Marx! Rinascita di un pensiero rivoluzionario (Bompiani 2009) e Antonio Gramsci. La passione di essere nel mondo (Feltrinelli 2015), Pensare altrimenti (Einaudi 2017).
Collabora con i quotidiani «La Stampa» e «Il Fatto quotidiano».

Maurizio Ridolfi è professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università della Tuscia (Viterbo). Membro del comitato di consulenti di numerose riviste internazionali, dal 1993 coordina (con F. Conti) la direzione scientifica della rivista «Memoria e Ricerca» (edita con il Mulino). Ha pubblicato numerosi studi di storia culturale e della tradizioni politiche. Tra i più recenti: Italia a colori. Storia delle passioni politiche dalla caduta del fascismo ad oggi (Le Monnier 2015); Verso la Public History. Fare e raccontare storia nel tempo presente (Pacini 2017).

 

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